Memoriae Loci

C’è qualcosa che accomuna le rovine alla fotografia: sono entrambe un’ancora per la memoria.
E la memoria, intesa come capacità dell’uomo di conoscere il passato e saperlo rievocare, si avvale spesso dell’uso delle immagini per richiamare alla mente scenari perduti.

Il tempo logora, e questa consapevolezza è uno degli aspetti più affascinanti ed emozionanti, a mio avviso, delle rovine. La scoperta e il recupero del passato per restituirlo alla memoria è una forma di pietas antica.

Il compito del fotografo è anche questo, in quanto la rappresentazione per immagini dell’ambiente, sia esso urbano o extraurbano, è il primo importante passo per la sua salvaguardia.

Ma a nulla varrebbe tale sforzo senza provare almeno un barlume di speranza, un sentimento condiviso di riscatto. Recuperare quanto di bello è rimasto e dargli nuova vita, nuovo splendore, è quanto mi propongo di fare in questo progetto fotografico che parla di materia, di chimica, di colori e di luce; in cui la memoria dei luoghi si intreccia inesorabilmente con quella delle persone che quei luoghi hanno vissuto.

In questo scenario, teatro di umane vicende e anche set cinematografico, specchio e rappresentazione di un periodo storico e di ideologie spesso controverse, si è mescolata la realtà alla finzione.

Che gioia sarebbe recuperare da tanta bellezza tracce di vita nuova e di speranza.

There is something that brings together ruins and photography: they are both something that remains for the memory. Memory, intended here as the human ability to recognize the past and having the
ability to evoke it, making use of images to bring lost scenes to mind.

Time wears away and it is this awareness, this aspect of time that I find one of the most fascinating and emotional aspects of ruins. The discovery and recovery of the past to return it to memory is a form of ancient piety.

This is what a photographer’s work is, in as much as representing images of the environment, whether urban or suburban, is the important first step towards it’s safeguarding.

Yet such effort would be nothing if it were not for the feeling of at least a glimmer of
hope, a shared feeling of redemption. Recovering what remains of that which is beautiful and giving it new life, a new splendor is that which I aim to achieve with this photographic project that talks of substance (chemical), matter, color and light, in which the memory of place is inexorably tied to that of the people who have experienced it.

In this scenario we find a human theatre of events and also a cinema set, a mirror and representation of an historical period and often controversial ideologies, where reality and fiction merge.

What great joy it would be to recover from such beauty traces of new life and hope

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